sabato 11 agosto 2007

Social networking addicted


Ok, non è semplice spiegarlo ma ritengo
di appartenere alla categoria suddetta,
che poi, detto così, sembra una cosa da fighi.
[per approfondimenti clicca su Josè]

Il tunnel inizia registrandosi a Last.fm, o Myspace
o uno qualsiasi di questi siti "sociali".

poi, nel mio caso, la situazione peggiora
nel momento in cui passi le notti a cercare un Id3 tagger
(un software per taggare i propri mp3,
in modo che siano etichettati nel modo giusto,
con Artista, nome band, titolo album, anno di uscita cd).

Last.fm così, sa precisamente cosa stai ascoltando
[e non magari "Unknown artist - Track 01",
al posto di Radiohead - Idioteque].

Qual'è il vantaggio?
che tutti sanno cosa ascolti!
vedo già gli alfieri della privacy insorgere
[per adesioni al comitato tutela della privacy,
rivolgiti a Josè].

Join Last-fm, the social musical revolution!

4 commenti:

Unknown ha detto...

Rispondo qui col primo capitolo della tesi. E'è un pò lunghetto e generico ma bene o male qlcsa si capisce.


Social networking e User generated content

1.1 Il web 2.0

Il web 2.0 rappresenta una rivoluzione sociale più che tecnologica. 2.0 è usato nel gergo informatico come versione evoluta di un software ma qui è intesa come metafora. Questa, più che un’evoluzione tecnica è un evoluzione del modo di intendere la rete da parte dell’utente. Una miriade di servizi concepiti col solo scopo di essere ampliati grazie a chi volesse farne uso. Se prima le nostre ricerche partivano dai portali e terminavano su qualche sito statico e raramente aggiornato, adesso partono da un motore di ricerca per finire su blog, video streamer, giornali aggiornati da chiunque abbia una notizia da divulgare. E’ forse questo il giusto mix tra intelligenza collettiva e intelligenza connettiva , le informazioni viaggiano da un sito all’altro e sono suscettibili di modifiche e, talvolta, anche di errori. L’utente inizia a concepire la rete come luogo di produzione di contenuti di ogni genere, è lui stesso che produce il prodotto di cui usufruisce, si distacca dalla mera funzione di “pubblico” o “spettatore”. Le persone ridefiniscono se stesse ed i loro rapporti sociali attraverso il medium di internet perchè

[..] la logica dell’ipermediazione, propria delle applicazioni multimediali e degli ambienti di rete, esprime una definizione del sé la cui qualità principale non è tanto quella di «essere immersi» quanto piuttosto quella si essere interrelati o connessi . Il sé ipermediato è un network di affiliazioni che sono in costante mutamento. E’ il sé ipermediato che si esprime nei newsgroup e nella posta elettronica, che può qualche volta minacciare o travolgere l’utente con la quantità dei numeri ma che non lo fa sentire affatto immerso .

Seguendo questa logica si capisce quanto le nuove tecnologie favoriscano la nascita di seconde vite virtuali che però hanno una stretta parentela con la realtà. Emerge in questi casi una nuova espressione del sé che si ritrova nel paradigma del networked individualism in un contesto nel quale

[…] si può tracciare un percorso che segna una progressiva similitudine e ibridazione tra computer network e social network, perché la tendenziale complementarietà di network on line e off line consente la gestione di forme di relazione sociale sempre più specifiche e personalizzate, meno condizionate dai contesti strutturati della vita reale .

Tutto questo, unito al moltiplicarsi di devices dai quali è possibile collegarsi, e al crescente diffondersi della banda larga e della tecnologia WiFi, ha permesso all’utente di essere alwais on, di contribuire alla crescita intellettuale della rete da qualsiasi parte del mondo ed in ogni momento.
L’essere continuamente collegati con una realtà, anche se virtuale, oltre che dare grandi vantaggi ed accrescere la conoscenza dei singoli individui produce anche squilibri.

Internet ha già reso possibile a persone con attitudini anarchiche, sociopatiche e cospiratorie di rinforzare le loro visioni del mondo spesso molto ristrette e al limite della paranoia, attraverso associazioni on line con coloro che condividono le stesse convinzioni. Sebbene la libertà di parola e di associazione siano una caratteristica ineliminabile della società democratiche, sono molte le paure che gruppi marginali potranno usare le reti di CMC per diffondere divisioni e intolleranza che possano incitare scontri razziali, etnici, e religiosi .

E’ infatti lecito sostenere che, con l’aumentare dell’usabilità, dell’accessibilità, e della facilità di utilizzo di alcuni sistemi precedentemente conosciuti solo da esperti dell’informatica, le organizzazioni terroristiche troveranno terreno fertile sul Web.

Anche il content managment è studiato nei dettagli: il sito di Hamas presenta la possibilità di scaricare in streaming video sia cartoni animati di satira politica sia video, fotogrammi e registrazioni audio di morti violente causate dalle operazioni militari di Israele. Sul sito del GIA (Gruppo Islamico Armato con la base in Algeria e probabilmente con delle cellule sparse per l’Europa, un’altra organizzazione sospettata di avere legami con Al-Qaeda) è stato addirittura messo a disposizione un manuale per la costruzione artigianale di bombe e istruzioni per compiere attentati .

Un’altra questione molto importante si apre sul controllo dei software e sui meccanismi pubblicitari. Infatti, secondo Tim O’Reilly , bisogna concepire il software, non più come prodotto, ma come servizio, avendo quest’ultimo bisogno di essere aggiornato costantemente e quotidianamente per venire incontro alle esigenze degli utenti, i quali
[…] devono essere trattati come co-sviluppatori, quale conseguenza delle pratiche di sviluppo degli open source (anche se il software in questione difficilmente sarà rilasciato con una licenza open source). Il motto open source, "rilascia presto e rilascia spesso" si è infatti trasformato in qualcosa di ancora più radicale, "il beta perpetuo", in cui il prodotto è sviluppato in un contesto open, con nuove caratteristiche integrate e aggiornate su base mensile, settimanale o anche quotidiana. Non è un caso che servizi quali Gmail, Google Maps, Flickr, del.icio.us, e simili, potranno essere contrassegnati da un logo "Beta" per anni .
Il fatto che questi servizi saranno contrassegnati dal logo “Beta” per anni ha un valore altamente simbolico. Rispecchia infatti un’evoluzione continua dei contenuti che svincola totalmente il Web 2.0 dal Web 1.0, perché nel primo Web gli aggiornamenti venivano dall’alto ed erano praticati settimanalmente o una volta al giorno. Adesso servizi aggiornati ogni ora rischiano di sembrare lenti. Durante il brainstorming iniziale sulla conferenza su cosa è il Web 2.0 alla quale ha partecipato O’Reilly, insieme ad altri grandi esperti della rete, è venuto fuori uno schema dove sono evidenziate le principali differenze con il Web 1.0:

Web 1.0 Web 2.0
DoubleClick --> Google AdSense
Ofoto --> Flickr
Akamai --> BitTorrent
mp3.com --> Napster
Britannica Online--> Wikipedia
Siti personali --> blogging
evite --> upcoming.org e EVDB
Ricerca nomi dominio --> Ottimizzazione dei motori di ricerca
page views--> cost per click
screen scraping -->web services
pubblicazione --> partecipazione
sistemi di gestione dei contenuti --> wikis
directories (tassonomia) --> tagging ("folksonomia")
stickiness--> syndication

Secondo gli esperti una classificazione del genere ha molta importanza, perché, tra gli addetti ai lavori, c’è molta confusione per quanto riguarda la corretta definizione di Web 2.0. In un’intervista rilasciata per un podcast IBM, Tim Berners-Lee sostiene che questa non è altro la realizzazione del progetto iniziale, e quindi l’esplosione del Web 1.0. Mentre il vero Web 2.0 sarà il semantic web a cui il W3C sta lavorando alacremente .
Esistono tuttavia delle specifiche e dei programmi che hanno fatto sì che avvenisse un reale passaggio dal Web 1.0 al Web 2.0.


1.2 Le voci del Web 2.0

Per comprendere al meglio la rivoluzione sociale alla quale si è giunti grazie al Web 2.0 e che si avvicina sempre più all’idea di web semantico di Berners-Lee, è necessario conoscere le tecnologie che hanno permesso questo cambiamento.
Il nodo principale sta in quelle specifiche che permettono una maggiore usabilità dei siti web. E’ necessario ricordare che una maggiore usabilità avvicina in maniera più amichevole l’utente (non a caso si utilizza il termine inglese user-friendly). Guardare al proprio computer/sistema opertativo/browser internet non come qualcosa di infernale, una macchina in grado di elaborare dati a volte anche “stupida”, ma come una tecnologia che ci semplifica la vita, migliora e amplia le relazioni sociali, “amplifica l’intelligenza”, è di fondamentale importanza per la realizzazione di una network society. Anche perché oltre al problema dell’usabilità è da considerare il problema della connettività. La differenza tra paesi economicamente avanzati e paesi poveri è ancora abnorme. Ciò accade anche lì dove i paesi sono avanzati e sembrano avere tutti i mezzi a disposizione per una parità che esiste solo sulla carta, e che si sta sviluppando solo negli ultimi anni grazie alla nascita e all’implementazione di tecnologie come il WiFi. Proprio questa tecnologia mette in pratica quello che Joseph Licklider pensava negli anni sessanta. Egli infatti proponeva lo sviluppo di una rete galattica costituita da un insieme di computer connessi a livello globale e dove ognuno avesse libero accesso ad internet in qualsiasi zona del mondo si trovasse . Questo sogno è ancora oggi irrealizzato e le disparità di accesso dovute al digital divide sono notevoli anche nei paesi ricchi ed economicamente avanzati. Qui oltre alle differenze tra ceti sociali esistono notevoli differenze per quanto riguarda la differente istruzione, le differenze di genere, dove gli uomini sono avvantaggiati rispetto alle donne e le differenze di età, dove gli anziani sono a rischio esclusione.
Nonostante la scarsità di mezzi a disposizione le potenzialità sociali della tecnologia, se pur in via utopica, si intravedevano dagli anni ’30 .
Un piccolo passo è stato fatto con le applicazioni che permettono agli utenti di interagire con un’impronta maggiore rispetto al passato e che consentono di fare di Internet un

artefatto in continuo riassetto a opera dei suoi utenti/produttori, in un processo, che continua ad oggi, di costante “invenzione” del mezzo […], oltre che quella peculiare declinazione (collaborativa e circolare) della ricerca informatica che avrebbe trovato voce nella cosiddetta “etica del lavoro hacker”. Un’etica basata su principi quali rispetto individuale, libertà e accessibilità universale dell’informazione […] .

E’ proprio da questa etica che si è sviluppato l’open source , dal quale sono state mutuate tecnologie come il Wiki. Il termine deriva dalla lingua awaiiana e significa rapido o molto veloce. Il padre del primo Wiki è Ward Cunningam che ha voluto sostituire questo termine alla parola quick. Un sito Wiki permette ai suoi utenti di aggiungere o modificare contenuti di altri utilizzatori, e consente numerosi campi d’applicazione. Grazie al Wiki è possibile modificare il sito in maniera molto più semplificata rispetto all’HTML perché non esistono tag specifici per codificare la scrittura. Talvolta a chi scrive non è neanche richiesto di iscriversi al sito. Questo progetto collaborativo trova la sua massima espressione nell’enciclopedia Wikipedia e si va da siti di documentazione fino ad arrivare a Wiki personali che servono da vera e propria agenda .



Altro termine ricorrente e determinante per lo sviluppo del Web 2.0 è la Folksonomia, dal termine inglese folksonomy, crasi di folk e taxonomy. La tassonomia serve ad organizzare categorie e sotto categorie che permettono una maggiore navigabilità ed una classificazione più efficace da parte dei motori di ricerca. Questa tassonomia, che prima era inserita durante la costruzione del sito, adesso può essere inserita dagli utenti finali che utilizzano siti di social networking. L’indicizzazione avviene grazie a modelli collaborativi dal basso che permettono a chi compie una ricerca di battere due strade, quella tradizionale e gerarchica della tassonomia e quella collaboritiva e non gerarchica della folksonomia.



Per fare un esempio, chi ha un blog e parla di un determinato argomento, alla fine del proprio post può inserire dei tags, un insieme di parole testuali che permettono ai blog e siti di essere visualizzati sui motori di ricerca. Esistono particolari tecniche di tagging ma l’importante è avere un vocabolario abbastanza fornito per poter descrivere al meglio i propri contenuti e per facilitare la ricerca di terzi. Tra i primi siti ad utilizzare la funzione dei tags c’è Technorati . Altri importanti siti sono Del.icio.us e Flickr, il primo serve a raccogliere siti etichettati per gestirli al meglio ed averli sempre disponibili on line. Il secondo permette di inserire fotografie e di etichettarle con un insieme di tag . Altre importati applicazioni sono le Ajax, Asynchronous JavaScript and XML, utilizzate per sviluppare applicazioni Web interattive e dinamiche usando una combinazione tra diversi linguaggi di programmazione e oggetti. Le OpenApi, Application Programming Interface, sono degli standard che agevolano il lavoro di programmazione. Infatti permettono di evitare a chi programma di scrivere tutte le funzioni partendo da zero. Sono interfacce che facilitano la scrittura. Tutte queste applicazioni, insieme a molte altre, di cui non parleremo per questioni di spazio, possono rientrare nella categoria del “social software”.

Chris Anderson parla di democratizzazione degli strumenti di produzione, in seguito alla quale

Milioni di persone hanno adesso la capacità di fare piccoli film o album, o di rendere pubblico al mondo il loro pensiero e, sorprendentemente, una larga parte di loro lo fa. Il talento non è universale ma è ampiamente diffuso: basta dare a più persone il potere di creare ed inevitabilmente le gemme emergeranno .

Questo conglomerato di applicazioni racchiude in sé la potenzialità per quella che sempre Anderson, redattore capo di Wired, ha battezzato Long Tail ovvero lunga coda del Web.
Per Long Tail si intende tutta quella serie di produzioni indipendenti o di utenti del Web acquistate da altri utenti perché sono state scoperte grazie al passaparola o perché si fanno delle ricerche specifiche che sono possibili solo grazie all’uso di Internet. Quindi se prima pochi prodotti famosi generavano un grande fatturato ed il numero di persone che li acquistavano era maggiore rispetto a coloro che acquistavano prodotti di nicchia, ora il processo si inverte.



Secondo Anderson doversi scontrare con gli stessi titoli nelle librerie, disposti per fama, o perché la distribuzione consente di risparmiare solo alle grandi produzioni, porta gli utenti a stancarsi e a cercare qualcosa di diverso, di disomologato, che può trovare grazie all’uso della rete, che non è una stretta libreria ma un’immensa biblioteca dove le ricerche sono stabilite secondo gusti personali e non secondo logiche di mercato. In base alle analisi statistiche infatti è stato dimostrato che l’insieme dei prodotti di nicchia, vende più dell’insieme dei best seller. Sulla libreria elettronica Amazon.com è possibile conoscere libri poco famosi grazie al fatto che chi compra un determinato prodotto lascia le sue preferenze suggerendo la lettura di libri che hanno attinenza con il libro comprato. Questa logica appartiene anche al sito Last.fm, dove è possibile conoscere persone e gruppi musicali, anche emergenti, in base a gusti e raccomandazioni degli stessi utenti. Inoltre nella sezione dei “consigli” è possibile trovare la stazione radio consigliata in base a ciò che l’utente ha ascoltato nell’ultima settimana. Altri siti dove è possibile far conoscere le proprie produzioni artistiche, che stanno riscuotendo notevole successo, sono Qoob , il canale on line di Mtv dotato anche di una tv in streaming e MySpace.com . I due siti hanno più o meno le stesse caratteristiche a parte una personalità maggiore del primo che si connota per un carattere più creativo e sperimentale. Trasponendo questa logica a quello che è l’insieme di contenuti sul web, in un futuro molto prossimo sarà possibile, per chi produce contenuti fatti in casa, ottenere dei guadagni ed essere conosciuto grazie al passaparola o a ricerche specifiche dettate dal gusto di chi naviga. Molte di queste nicchie avranno la possibilità di emergere e le produzioni casalinghe, sia musicali che cinematografiche potrebbero raggiungere la notorietà, incoraggiando il consumatore a produrre contenuti che gli porteranno fama e guadagni che, seppure non esorbitanti, lo eleveranno dal mero status di utente passivo.


1.2 I feed Rss

L’applicazione che meglio simboleggia la volontà dell’utente di stabilire un rapporto nel quale sia la rete a dipendere da lui è quella dei feed Rss (really simple syndication). Il primo formato permetteva di visualizzare sul portale My Netscape Network headline e link di notizie pubblicate su altri siti. Bisognava solamente attenersi a regole precise. E’ questa tecnologia, nata nel 1999, con la versione 0.9, grazie a Netscape, che permette il podcasting.
In seguito, con la nascita dei blog questa tecnologia ha trovato la sua verà identità.
Qualche anno fa Nicholas Negroponte sosteneva che

la risposta sta nel creare computer che filtrino, selezionino, diano priorità e gestiscano la molteplicità dei media per conto nostro – computer che leggano il giornale e guardino la televisione per noi e ce ne facciano un’edizione quando glielo chiediamo. […] I bit sono filtrati, preparati e inviati a voi, per essere stampati a casa vostra o per essere visti in modo più interattivo mediante uno schermo elettronico.

Certamente non si riferiva ai feed RSS ma probabilmente stava pensando a qualcosa di molto simile. Organizzare ed aggregare una serie di informazioni che abbiamo deciso di ricevere quotidianamente è ciò che un feed RSS ci permette di fare. Questi veri e propri “agenti intelligenti” sono fruibili attraverso un feed reader che è in grado di rilevare se un feed ( e quindi un sito di notizie) è stato aggiornato, ed una volta riscontrato l’aggiornamento avverte l’utente con una piccola finestra pop-up che sale dalla destra del desktop. Esistono anche feed reader per supporti come cellulari e palmari. Quindi è possibile essere aggiornati se si è in movimento e solo su ciò che abbiamo scelto di sapere mettendo in pratica qualcosa di simile all’idea di Negroponte chiamata Daily Me. Nonostante ancora oggi si sia abbastanza lontani da una reale applicazione del concetto di Daily Me, già nel 1997 Roger Fidler, dando vita ad un dibattito che dura da quasi 10 anni, divergeva dalle idee di Negroponte. La motivazione prendeva piede dall’assunto che

sebbene la diffusa sostituzione dei quotidiani e dei periodici tradizionali […] da parte di un Daily Me molto più strettamente focalizzato, sembri improbabile, anche un parziale cambiamento nella forma di questo mezzo porterebbe con sé conseguenze sociali e politiche per l’assetto delle società future. Mentre il Daily Us cerca di allargare i nostri orizzonti e di fornire un contesto dinamico all’interno del quale introdurre nuovi argomenti importanti e potenzialmente interessanti per qualsiasi persona all’interno delle singole comunità, il Daily Me, per la sua stessa struttura, limita gli orizzonti e restringe l’esposizione a nuove idee, argomenti e temi. […] Per poter diventare di massa, la tecnologia Daily Me dovrà diventare più facile da inizializzare, controllare e usare di qualsiasi altra in circolazione. Per molte persone, l’idea di cercare risposte all’interno di apparentemente infiniti database, è affascinante quanto quella di perdersi in un reticoli di enormi caverne avendo con sé solo una piccola torcia .

Sicuramente passeranno molti anni prima che si trovi una soluzione ideale che forse risiede nella convivenza di entrambe le tecnologie.
Seguendo una logica basata sul consenso è possibile riterenere che forse nessun mezzo sia migliore dei Feed Rss per fare una pubblicità informativa ed un marketing non invasivo. Una pubblicità che bussa letteralmente alla porta del nostro desktop solo perché l’utente l’ha invitata, l’ha scelta. Egli avrà così la possibilità di leggere il web come legge la posta o un newsgroup, di ricevere la pubblicità in modo costantemente aggiornato e su ciò che ha scelto di sapere. Starà poi agli operatori di marketing trovare una modalità push adeguata, che riesca a colpire l’utente e fidelizzarlo in modo che scelga di utilizzare il feed del sito per essere aggiornato.

Il venditore non ha il controllo della situazione, il consumatore sì. Il consumatore è egoista. Al consumatore importa ben poco di voi, della vostra azienda, dei vostri prodotti, della vostra carriera o della vostra famiglia. E’ improbabile che passi del tempo nel tentativo di scoprire in che modo possiate aiutarlo a risolvere i suoi problemi. Il cuore del Permission Marketing consiste nell’offrire all’estraneo un motivo per prestare attenzione quando gli Interruption Marketer considerano le persone degli ostaggi. Di tanto in tanto fanno ricorso all’intrattenimento, a volte persino all’informazione, ma più spesso l’obiettivo è utilizzare l’“interruzione commerciale” .

Ecco perché l’uso del permesso e di tecnologie innovative e molto poco invasive diviene fondamentale se si guarda con rispetto il consumatore e se si ha la voglia di innovare in un mondo che ha paura di scommettere.
Esistono già, ovviamente, forme di RSS marketing ma sono ancora in via sperimentale, più che altro è l’utente che deve cominciare a prendere confidenza con queste nuove forme di pubblicità ma, soprattutto, è l’uso dei feed RSS in generale che è abbastanza ridotto. C’è scarsa comunicazione su questo strumento che viene poco pubblicizzato ma se ne sentirà parlare sempre più. Negli Stati Uniti, pionieri sotto questo punto di vista, esistono casi di messaggi pubblicitari all’interno di feed relativi a blog di successo. In questo modo il blogger ripaga il proprio lavoro. La pubblicità, molte volte, consiste in link nella parte bassa della pagina che risultano (almeno dovrebbero) poco invasivi per chi legge. Bisogna infatti considerare che, se si sceglie di usufruire dei feed Rss, è perché si è pigri o si ha poco tempo. Ad ogni modo, è uno strumento di ottimizzazione, quindi la pubblicità se non risulta contestualizzata e poco invasiva rischia di non produrre effetti.
Se il messaggio è contestualizzato e chi produce quella pubblicità possiede un blog aziendale, può rimandare con un link a questo dove invita l’utente a sottoscrivere il feed Rss per ricevere notizie aziendali sui nuovi prodotti o su ciò che l’azienda ritiene più utile pubblicizzare. Per una buona comunicazione, poco invasiva e che familiarizzi con il possibile cliente, questo, potrebbe essere un ottimo tentativo.

ciliegio esterno ha detto...

***** ***,
mi ammazzi il blog così :D

e gli asterischi non stanno per
caaro jos, come qualcuno VORREBBE immaginare.

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

Nude babes [url=http://www.overseasmds.com/community/viewtopic.php?p=320411#320411] naked shoots[/url] Naked babes